To to Torregaveta.
To to to to to to Torregaveta.
A Torregaveta con te.
Cantava così, in modo comico e goliardico, alla fine degli anni ’80, il noto cantante napoletano Tony Tammaro in un brano dal titolo proprio Torregaveta.
Alzi la mano chi non ha accennato, anche per un solo istante, al simpatico motivetto. Ma siete mai stati in questo luogo?
Siamo nei Campi Flegrei e Torregaveta, piccola frazione di qualche migliaio di abitanti, è praticamente incastonata tra Monte di Procida e Bacoli con una piccola spiaggia, un lungo pontile e due rocce tufacee a proteggerla come un abbraccio.
È il tufo giallo e millenario che sembra spugna, depositato qui dai vulcani di questa terra di acqua e fuoco.
In questa piccola e graziosa baia dove fa capolinea la linea ferroviaria che arriva a Montesanto (Napoli), sembra faccia capolinea il mondo intero per lasciare spazio solo alla natura con il mare, le sue onde e le isole che ha di fronte.
La lingua di terra che entra impavida in questo mare e sembra voglia raggiungere Ischia, è un lungo e sottilissimo pontile chiamato “il pontile dei pescatori“. Quando lo si vede si capisce subito il perchè di questo nome: qui, già dalle prime ore del mattino, si trovano silenziosi pescatori che, armati di esche e canne, insegnano il valore dell’attesa e della pazienza mentre li si osserva tra il sole e la salsedine seduti su gialle panchine volute “dal popolo per il popolo” (è scritto su maioliche artistiche ai lati di ogni panchina).
Il pontile risale al XIX secolo quando, già con l’Unità d’Italia, fu creato per facilitare i collegamenti con le isole con piccoli vaporetti di collegamento poi sostituiti da altri mezzi in altri luoghi e verso altre rotte.
Luogo di pace e riposo Torregaveta, in epoca romana, fu scelta per i propri “otia” anche dal famoso senatore Publio Servilio Vatia amico di personaggi illustri come Cicerone e Seneca.
Qui Vatia aveva la sua bella villa marittima di cui, oggi, restano pochissimi resti tra quelli inglobati in strutture ricettive moderne e quelle sprofondate in mare a causa del bradisismo. Gli scavi archeologici pare abbiano individuato alcuni resti di approdo alla villa, peschiere, cisterne e ninfei databili tra II a. C e II d. C.
Secondo alcuni il nome Torregaveta potrebbe derivare proprio dal nome del ricco senatore che qui sapeva godersi la vita lontano dalla confusione di Roma: “Oh Vatia, tu solus, scis vivere“.
Da documenti sappiamo che qui nel XVI secolo e per volontà del viceré spagnolo Don Pedro Alvarez de Toledo, fu cosruita un ‘antica Torre di avvistamento contro i Saraceni.
La torre fu realizzata nell’ambito di una più complessa politica di controllo lungo le coste del Regno per scongiurare i continui attacchi nemici in un momento politico di grande irrequietezza ed instabilità dovuto anche alle nascenti alleanze tra la Francia e l’Impero ottomano.
La torre si chiamava Gàveta. Ma da dove deriva questo nome? Secondo alcuni, oltre che dal nome del senatore, pare che possa derivare anche dal termine àvuta (alta) in quanto la Torre, oggi scomparsa, doveva essere collocata necessariamente in un punto alto per il controllo e la difesa dai nemici.
Oggi, se alziamo lo sguardo tra i due promontori di tufo possiamo solo immaginare tutto questo ma la bellezza prorompente dei luoghi, quella no perché è davanti ai nostri occhi e si perde tra le onde del mare ed un lungo pontile che appartiene ai pescatori.