Al Palazzo Reale di Napoli incroci contemporanei nel bicentenario dalla nascita del grande pittore napoletano.
“Questa era Napoli“. È il titolo di un libro di Carlo Siviero del 1950 dedicato alla Napoli della seconda metà dell’Ottocento quando la città era piena di artisti, giardini e limoni e fu tragicamente distrutta poi col Risanamento.
Ma la memoria si distrugge anche con il silenzio e con l’oblio.
Napoli, per anni, ha celebrato sé stessa attraverso uno dei suoi periodi storici più importanti, il 1600 illuminato, anche, dalla stella di Caravaggio di passaggio per ben due volte da queste parti.
Eppure Napoli non è solo ‘600, e questo ce lo ricorda a gran voce il Palazzo Reale di Napoli nel quale, mercoledì 14 dicembre, è stata inaugurata una mostra dedicata al grande pittore Domenico Morelli.
Quel silenzio, che cancella e distrugge la memoria, stava vergognosamente calando sul bicentenario dalla nascita dell’artista napoletano che ha vissuto a lungo in una piccola casa a S. Carlo alle Mortelle dove c’è solo una piccola targa a ricordarlo. Oggi, invece, la stella di Domenico Morelli torna a splendere in un luogo d’eccezione, quella stessa Cappella Palatina del Palazzo Reale di Napoli dove dal 1870, primeggia la sua “Assunta” che ascende, in un cielo azzurrissimo, tra cori di angeli.
La mostra “Omaggio a Domenico Morelli. Incroci contemporanei a duecento anni dalla nascita” è stata curata da Selene Salvi e Fausto Minervini. Nove sono gli artisti contemporanei che, con coraggio, hanno accettato la sfida di confrontarsi con questo gigante della pittura, non solo partenopea ma internazionale. Ricordiamo che Domenico Morelli oltre ad aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli ed averne ottenuto la cattedra nel 1868, partecipò con successo anche all’Esposizione Universale di Parigi nel 1855.
Gli artisti, Emilia Maria Chiara Petri, Selene Salvi, Tonia Sebino, Fulvio de Marinis, Tommaso Ottieri, Loris Lombardo, Carlo Alberto Palumbo, Angelo Giordano e Ludovico della Rocca si sono confrontati con passione, con il grande maestro prendendo spunto dalle sue parole: “Io sentivo che l’arte era di rappresentar figure e cose non viste ma immaginate e vere ad un tempo (Domenico Morelli)” e si sono ispirati ad alcuni dei suoi grandi capolavori come, oltre all’Assunta, il Salve Regina e Le Visioni di Sant’Antonio.
“L’esposizione nella Cappella Palatina è come un racconto sacro. Una cappella nella cappella – spiega Fausto Minervini (uno dei due curatori) – dove si sviluppa la lezione di Morelli. C’è poi una curiosità nell’allestimento, se facessimo scendere il dipinto dell’Assunta dall’alto, coinciderebbe perfettamente con lo spazio espositivo: hanno, le stesse dimensioni (9.80 X5 56)“.
Possiamo allora dire che, con questa mostra, per come è stata concepita, Domenico Morelli, simbolicamente cala su di noi, si fonde col contemporaneo, lascia una lezione agli artisti di oggi e ci stimola al dibattito, alla conoscenza e all’approfondimento.
Saranno organizzati, nei prossimi mesi, anche una serie di incontri e giornate di studio oltre all’attesa presentazione del catalogo della mostra nel nome del grande maestro.
Non più silenzio e oblio, dunque, ma, al Palazzo Reale di Napoli, c’è voce per conoscere, capire e confrontarsi ripartendo dall’800.
Questa è Napoli.