Il CENTRO DI NAPOLI TRA ECLETTISMO E PRIMO NOVECENTO
Una buona parte del centro storico, corrispondente ai quartieri di epoca angioino-aragonese, il cosiddetto Ventre di Napoli, secondo l’espressione di Matilde Serao, verrà ricostruito secondo lo stile Umbertino già diffusosi in Italia, e che doveva costituire anche visivamente l’immagine dell’Italia unificata. Lo stile Umbertino, il cui emblema è il Vittoriano di Roma, mescola tutti gli stili che dal Cinquecento in poi avevano caratterizzato la grande tradizione dell’architettura italiana e si riallaccia nella sua declinazione italiana all’ecclettismo europeo. Rientrerà in questo piano di modernizzazione sostenuta dal pubblico in parte anche il Vomero, mentre lo stile adottato da alcuni privati sarà il cosiddetto stile Liberty e avrà una diffusione soprattutto lungo la parte panoramica del Vomero e di Chiaia.
A completare il discorso dell’ammodernamento/sventramento del centro storico di Napoli ci penserà il fascismo con la realizzazione del Rione Carità, nuovo centro direzionale, e con altri episodi monumentali tra via Toledo ed il porto, tra cui spiccano la nuova sede del Banco di Napoli e la Stazione Marittima.
La prima parte del percorso prende le mosse da Piazza Nicola Amore con i cosiddetti quattro Palazzi, analizzando le maggiori evidenze monumentali, l’Università e Piazza della Borsa, accompagnate con delle digressioni dietro la facciata monumentale sulle tracce della Napoli Medievale. La seconda parte muove alla volta di Piazza Municipio raccordo tra la Napoli eclettica, rappresentata dalla Galleria Umberto I, e quella monumentale Novecentesca; passeremo quindi su via Toledo, dove campeggia la sede del Banco di Napoli, per finire nel Rione Carità con l’edifico delle Poste e Telecomunicazioni.