Guardare in alto. Andare “oltre”. È un insegnamento per la vita. Intanto io lo faccio nelle chiese. Quelle puntano verso l’alto. Cercano il cielo. Cercano Dio. Sono teocentriche: Dio è al centro di tutto. Per lui indossano l’abito più bello, a volte l’abito più semplice. Chi lo ha detto che bisogna sempre ostentare? La grande bellezza é nella semplicità.
Guardo in alto io nelle chiese. Trovo tetti lignei a capriate, in cartone dipinto, tetti a cassettoni pieni d’oro e di quadri, trovo cupole affrescate con effetti prospettici michelangioleschi, trovo stemmi, Santi.
Trovo.
Una caccia al tesoro guardando all’insù. È il nostro cielo stellato. Solo che le stelle le abbiamo dentro e si accendono quando trovano il bello. Sono luce. Brillano. Illuminano mente e cuore.
Questo fa l’arte.
Nel Duomo di Napoli c’è la cupola del Lanfranco con l’Eterno Padre, nuvole, Santi e Angeli. Ci sta pure San Gennaro. Inginocchiato, come noi che guardiamo da giù con uno sguardo riverente. Genuflesso, appunto. Questa cupola è un “tornado” che ruota sulle nostre teste. Siamo rapiti. Ci troviamo lassù tra Santi e nuvole. Lanfranco subentrò, per questo lavoro, a Domenico Zampieri, detto il Domenichino. Alla fine però, il pittore della Cappella del Tesoro di San Gennaro che lavorò qui per quasi 40 anni e viveva “sotto protezione”, lo hanno fatto fuori.
Così dicono…
Faceva gola questa cappella ai grandi artisti del cosiddetto “Siglo de oro“. Belisario Corenzio? Josepe de Ribera? Tanto abili quanto avidi.
Ma poco importa. Intanto ci hanno lasciato opere incredibili e lo Spagnoletto diventa uno dei nostri.
Lascia Roma, viene qui, ci resta e muore. Qui ha successo. Napoli è vicereale. Napoli capisce il talento e lui è il caravaggesco che va oltre Caravaggio. È quello del “tremendo impasto”, del naturalismo “estremo”.
In Cappella c’è il suo San Gennaro che esce illeso dalla fornace. Anche lui guarda in alto. Pure lui è teocentrico. Gli altri no. Non credono, cadono a terra, spaventati e gridano. Bocche aperte, corpi in fuga.
San Gennaro invece non si scompone, è ancora avvolto dalle corde. Ha in testa il suo cappello da Vescovo ed il suo mantello giallo. La fornace ancora arde. Sulla sua testa un cielo azzurro privo di nubi. Ha trovato Dio.
Anche noi, guardando in alto, andando “oltre”.