A Piazza Municipio la nuova installazione di Gaetano Pesce “Tu si ‘na cosa grande“
Parliamoci chiaramente l’arte contemporanea è un boccone (spesso) amaro da mandare giù.
La nuova installazione in piazza Municipio dell’artista, designer e scultore, Gaetano Pesce, è già diventata il pomo della discordia.
Anzi, in questo caso, più che “discordia” direi di “concordia” visto il giudizio negativo, quasi unanime, di quanti l’hanno vista o fotografata ancor prima di essere inaugurata.
Vi resterà fino al 19 dicembre 2024.
Un tempo piuttosto breve e “sopportabile“, quanto basta, per abituarsi, almeno visivamente, a questa nuova opera e provare a giudicarla con meno pancia e più testa.
“Tu si ‘na cosa grande“, questo è il titolo dell’installlazione che giganteggia nella piazza che, infatti, è alta ben 12 metri ed è sostenuta da cavi d’ acciaio ricoperti di fiori. Questi ultimi, al pari del cuore posto davanti ed alto 5 metri, ingentiliscono un po’ l’animo e frenano la voglia istintiva di inveirle contro.
La qual cosa ci sta e, siamo sinceri, questo che dovrebbe essere un Pulcinella, omaggio a Napoli, di Pulcinella non ha assolutamente nulla se non quel bavero bianco che, ai più fantasiosi, può fare pensare vagamente all’abito della famosa maschera napoletana.
Che si creda o meno, l’artista, Gaetano Pesce, pare avesse un particolare amore per Napoli e la Campania avendo anche i nonni di Sorrento.
Inorgoglisce, in qualche modo, pensare che, prima di morire a New York nel 2024, il suo pensiero sia stato proprio per questa città poiché, pare, che questo sia stato il suo ultimo progetto.
Piazza Municipio, con il suo recente restyling, dopo l’esposizione della famosa (e pur discussa) Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, si sta candidando a diventare, dunque, sempre più museo di arte contemporanea a cielo aperto.
Il progetto Napoli Contemporanea, sostenuto dal Comune, è quello di arte pubblica ed in progress, andando oltre gli spazi chiusi di gallerie e musei per rendere l’arte fruibile a tutti.
Un progetto che coinvolge tanti artisti di fama internazionale e tante altre piazze cittadine. Arte in progress, appunto.
Vero è che i napoletani, già a poche ore dall’inaugurazione avvenuta il 9 ottobre, stanno mostrando tutto il loro scetticismo con commenti ironici, più o meno esilaranti, ed in poche ore si sono moltiplicati gli “esperti” di arte contemporanea!
Non si parla d’altro, dunque, è già un successo.
L’arte contemporanea, in fondo, ha un ruolo ben preciso, quello di scuotere le coscienze, di fare riflettere (anche indignandosi), “costringere” alla formulazione di un pensiero o di un sentimento, salvando”ci” dalla pericolosa assuefazione al “nulla emotivo“.
Ci è voluto Gaetano Pesce con il suo “ambiguo” Pulcinella per rivitalizzare Piazza Municipio elevandola a luogo di dibattito culturale senza che sia costantemente svilita tra una fiera della pizza o della mozzarella.
A pochi giorni dall’inaugurazione sono già tutti curiosi di vederla dal vivo quest’opera gigantesca che forse delude ancor di più per distaccarsi così tanto dal suo prototipo originale.
Eppure a “leggere” l’opera c’è dietro un concetto legato alla crisi di un potere maschile (allusione alla forma fallica) e al dominio della forza femminile in una società mutevole e cangiante. E tutto questo, non a caso, a pochi passi dal porto, luogo che parla di cambiamenti, di accoglienza di accettazione dell’altro e del diverso, luogo di “scambio” per eccellenza.
E allora, che scambio sia!
Di idee, di commenti, di giudizi purché ci si apra, pur con grande sforzo, a certe forme di arte contemporanea che, da che mondo è mondo, scandalizza e a volte disgusta (vogliamo citare “la merda d’artista” di Piero Manzoni?).
Questo (pseudo) Pulcinella di Gaetano Pesce con la sua inequivocabile forma fallica dovrebbe essere, tuttavia, familiare ai napoletani. Pompei docet! Dietro al fallo c’è Priapo, dietro Priapo la prosperità, dietro la prosperità, la scaramanzia.
Un fallo è un corno portafortuna.
Ma oggi, come nell’800, ci si scandalizza puntando l’indice contro quello che è, infondo, il nostro controverso mondo contemporaneo.
Non piace esteticamente. Il giudizio è unanime. Ma, signori miei, questa è, oltretutto, una grande operazione di marketing e Napoli, statene certi, trarrà i suoi vantaggi.
Quello che è discutibile, più che l’installazione in sé, è forse, a mio parere, il costo eccessivo di queste opere che rientrano nel progetto Napoli contemporanea. Vale davvero la pena investire milioni di euro (in questo caso pare siano stati spesi 180mila euro), senza pensare ad investimenti più urgenti in una città che vanta milioni di turisti all’anno e che sono in crescita esponenziale?
Vogliamo davvero pensare più al “superfluo” e non alla “sostanza“?
Questa è la domanda, forse, da porsi realmente e con onestà intellettuale.
Per il resto “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli” (cit. Oscsr Wilde). E noi, più che cittadini indignati possiamo provare a guardare con maggiore ilarità anche quest’ennesima, incompresa (e incomprensibile), opera d’arte contemporanea. Già il fatto di suscitare giudizi e sorrisi è un “risveglio” delle coscienze: vuol dire che l’arte ha fatto il suo “dovere“. Dunque, vince l’arte contemporanea e vincono, come sempre, i napoletani e la loro proverbiale esilarante ironia!