Ho un esercito di Santi.
Non sono i 52 compatroni di questa città ma è il mio piccolo esercito.
Sono 10. Tondi tondi come un cerchio perfetto fatto di fede.
10 è il numero vincente.
San Giuseppe Moscati.
È il Leader Maximo e guida il mio esercito.
Nato a Benevento, medico, chirurgo, avvolto in camice bianco, baffi e occhiali.
“Non la scienza ma la carità salverà il mondo”. Questo diceva. Questo ho imparato. È stato un gentiluomo del vivere Giuseppe. Santo dei malati del mondo. “Sarò la tua morte oh morte”. Lo diceva e lo ha fatto il mio leader silenzioso aiutando i poveri. Lui guarisce ancora e compie miracoli.
Il suo corpo è sepolto nella Chiesa del Gesù Nuovo e la sua tomba è un giardino di fiori e coccarde.
San Padre Pio.
Di lui sento il profumo. Frate cappuccino, avvolto nel suo saio marrone. “Siate uomini buoni prima di anelare ad essere angeli buoni“. È scritto dove lui è nato a Pietrelcina, nel beneventano, in una casa piccola e umile come lui. A Napoli lo incontri ovunque e ai suoi piedi trovi sempre una candela accesa.
Madre Teresa di Calcutta.
È una forestieria. Lei non la trovi facilmente nella mia città a meno che non la sai riconoscere tra i poveri ed i senza tetto.
Da piccola vidi alcune suorine in abito bianco e azzurro con tanti bambini. Mi bastò stringere loro la mano per percepire la povertà estrema e farmi sentire i poveri come amici. “Ho visto persone talmente povere che l’unica cosa che hanno sono i soldi“. La piccola gigante aveva ragione.
San Francesco d’Assisi.
“…Per sorella povertà grazie rendiamo“. Lui è come Madre Teresa. Con la colomba in mano S. Francesco, patrono d’Italia, ha fratelli e sorelle nel mondo: la morte, la pioggia, il sole, la luna. Nella chiesa gotica di Santa Chiara c’è una delle comunità francescane più importanti d’ Italia. Alzate gli occhi verso il campanile, troverete il simbolo dei francescani nel mondo. Due braccia che si incrociano, una indossa il saio, l’altro è nudo.
La Madonna madre eterna.
A Napoli è compagnia e protezione. “C’a Maronna t’accumpagna“. Un culto introdotto per volontà del Re Carlo III di Borbone, il Re illuminato e devoto. È il saluto che a Napoli fanno le nonne e che qui, in questa città folle e creativa, a volte trovi scritto pure sulle magliette.
È la prima statua che si vede appena si entra nel centro storico. Sta su una guglia altissima ed ha sempre un ramo di fiori tra le mani. Omaggio del suo popolo alla sua “Maronna“.
Sant’ Alfonso Maria de’ Liguori.
Santo nostro con i suoi canti. Un “paroliere” del ‘700. Ha scritto lui “Quanno nascette ninno” e i napoletani la sanno a memoria. Non è Natale a Napoli senza Sant’ Alfonso.
Che il resto del mondo canti pure “Tu scendi dalle stelle”.
Nel quartiere Sanità esiste un bel palazzo dove visse con la sua famiglia.
Santa Rita e le sue rose.
È la santa delle cause impossibili e le sue rose rosse non appassiscono quando crescono in un cuore. A lei è dedicata una chiesetta nei Quartieri Spagnoli in un vicolo chiamato Speranzella. Santa Rita è la Speranza.
Don Dolindo Ruotolo.
Piccolo, curvo e anziano. Portava pietre pesanti nella sua borsa. I pesi del mondo. Se vai da lui nella Chiesa di San Giuseppe dei Nudi, trovi la sua tomba e se bussi tre volte con fede, lui ti risponde con un quarto tocco. Don Dolindo ti fa compagnia, ti conforta e si prende la tua pietra pesante.
È il vecchietto di Maria. A Napoli e in Polonia lo sanno tutti.
San Gennaro.
Il veterano. È il faccia gialla di tutti noi. Io vivo dove lui è morto decapitato e dove lui è morto c’è sempre una croce illuminata. Faro che guida come il suo sangue che si scioglie tre volte l’anno facendoci tirare sempre un sospiro di sollievo. Finché quel sangue si scioglie, Napoli è protetta.
Carlo Acutis.
Ultimo arrivato, il più giovane.
Protettore degli internauti.
Io non sono un’ internauta ma lui ha detto: “Non io ma Dio”.
Questo è lo scudo gigante che uso con il mio piccolo esercito. Una sua reliquia è da poco conservata nella chiesa di Santa Maria della Consolazione a Posillipo.
A Napoli chiesa che vai Santo che trovi.
Questo è il mio esercito.
Sono 10.
Numero vincente, sempre, da queste parti.