Il Petraio, “la piccola Capri“, più di 500 scalini che dal Vomero raggiungono, silenziosi, corso Vittorio Emanuele.
Oasi di pace tra bassi, edicole votive e villini liberty.
Era l’antica imbrecciata, strada di pietre formatasi da un alveo torrentizio. Il suo nome è legato alla terra e all’acqua che oggi guarda da lontano.
Da quassù il tempo è fermo, sospeso nella luce del sole, tra profumi di arance e limoni e i colori variegati della città bassa, la Napoli di giù. Questi sono i colori che ha visto anche Paul Klee, pittore astrattista tedesco che visse proprio qui nel 1902.
Appassionato di musica, Paul studiava il violino e fu anche strumentista presso l’orchestra di Berna ma qui, in Italia, trascurò tutto per dedicarsi a dipingere.
Era stato già a Roma e a Genova per poi scendere, con un pò di reticenza, ancora più al sud con il suo piccolo bagaglio di pregiudizi.
Alloggiò qui, al largo del Petraio dove, all’epoca, esisteva la famosa pensione Haase (oggi Villa De Rosa), deliziosa dimora gialla e merlata che guarda Napoli dall’alto.
Da qui, “dal poggiuolo della sua camera” lui vedeva, osservava e scriveva costantemente alla sua amata fidanzata Lily. Dalle sue lettere si evince, dopo soli tre giorni di permanenza, il suo incontenibile entusiasmo per le tante cose che aveva visto: il Museo Archeologico, San Gennaro, l’acquario. Paul parlava di Napoli definendola sí città “sudicia e malata” ma “teatro dell’opera con una natura paradisiaca imparagonabile” e la descrive come “un gigantesco anfiteatro dall’intenso brusio“. Scrive nelle sue lettere “… In confronto a Genova Napoli è una città degenerata ma Genova, paragonata a Napoli, è monotona. Napoli ha tutto, splendore e miseria” e il mare lo definisce un “gigantesco luogo incorniciato da coste e rive fascinose“.
E così, come accaduto ad altri illustri personaggi prima di lui, come lo stesso pittore tedesco Jacob Philipp Hackert, anche Paul Klee qui si riempí di luce e dei colori del mediterraneo, e questo ricordo lo ha probabilmente trasferito sulle sue tele.
I suoi colori sono vivaci, spesso prorompenti, le linee semplici.
Eccellente astrattista riusciva a catturare l’essenza delle cose avvalendosi poi spesso anche di materiali diversi, ora carta, ora juta, ora tela.
La varietà, l’apparente incongruenza, i tanti colori che affollano la tela fanno un pò pensare a quella città bassa e disordinata che si vede proprio da qui, il largo del Petraio luogo di silenzio, luce e profumi di limoni.