Se Maradona fosse un paese confinerebbe con due soli luoghi al mondo: Napoli e l’Argentina e sarebbe al centro di un’unica coordinata geografica: il sud.
Sud del mondo, sud della gente.
E di che colore sarebbe questo paese? Azzurro, come quello della maglia che ha indossato e quello della sua nazione.
L’azzurro è quello dei principi nelle fiabe. Quelli che salvano e sconfiggono i nemici. La “garanzia” del “… e tutti vissero felici e contenti“.
E noi siamo felici “nonostante”.
Napoli e Buenos Aires si sono incontrate e non si sono più lasciate: “una faza una razza” y “todos locos“!
Diego è ovunque ed è paradossalmente rinato dopo la sua morte. Solo qui poteva rinascere diventando eterno e, solo qui, il n. 10 poteva diventare un simbolo.
Una resurrezione tutta azzurra che dai Quartieri Spagnoli si é propagata ovunque sul territorio. Non c’è quartiere tra Napoli e le sue province dove non ci sia un’immagine del Pibe de Oro. Il suo tempio sacro è il Largo Maradona in Via Emanuele De Deo, dove Bosoletti (manco a dirlo, street artist argentino!) ha realizzato lo splendido murales a lui dedicato rielaborando quello precedente già realizzato da Bostik. Un murales composito con un volto in una finestra che sfida la bellezza della Pudicizia velata. Una “Sacerdotessa bianca” che ci invita a “togliere il velo” del pregiudizio, della paura, degli inganni.
Questo Largo Maradona (ribattezzato spontaneamente cosí) è un horror vacui tutto napoletano, murales, altarini, maglie, statuine, musica e colori. E le bandiere? Neanche a dirlo, solo borboniche e argentine. Uniche riconosciute, uniche degne di essere esposte con orgoglio da queste parti.
Identità di un popolo.
Nei Quartieri è arrivato da poco un altro Street artist argentino. Con il suo straordinario talento colora e omaggia. Piccolo, sorridente, lo vedi sempre in tuta con i suoi colori in mano.
Si chiama Juan Pablo Jimenez e fino a poco tempo fa credeva che Napoli fosse solo quella vista nei Quartieri Spagnoli. Eh già! Quello è un mondo-labirintico-polifunzionale dove vivono almeno 14.000 persone! Juan Pablo sorride quando dipinge “Diego“, ora bambino sognante sulla coppa del mondo, ora mentre batte storiche punizioni contro la Juve, ora che palleggia felice, ora Santo, come Gennaro.
Blasfemia? Certo che no! In fondo entrambi hanno compiuto miracoli. Uno lo fa col suo sangue sciolto. L’altro lo ha fatto col pallone. Sangue sciolto e pallone = speranza. E la speranza è luce!
Quel pallone è diventato simbolo vincente di una città perdente che, negli anni ’80 era martoriata da terremoto, disoccupazione e camorra. C’era il buio. Il pallone di Diego è stata la luce e la via del cambiamento.
Semplicemente Napoli ha scoperto di esistere, di essere bella, di essere forte. Ha acquistato fiducia. È rinata. Non è forse questo un miracolo? Non è un miracolo riuscire a tornare alla vita? Oh! E Napoli di vita ne ha! Con la sua stravaganza ti costringe a buttarti nella mischia e a farlo con la giusta dose di leggerezza. E “leggerezza è un’ardua conquista“(cit. Chagall).
“Si, ma Maradona un esempio? Dai, non scherziamo”!
È curioso. “Quelli col velo” ripetono tutti la stessa frase.
Una volta qui dominava uno striscione “Non importa ciò che hai fatto nella tua vita ma ciò che hai fatto nella nostra“.
Ecco, la più bella risposta di questa gente a chi non sa andare “oltre”.
Oltre gli errori.
Oltre i limiti.
Oltre le apparenze.
Oltre gli inganni.
Oltrei il buio.
Napoli eternizza.
Napoli non dimentica.
Napoli ama chi la adotta.
Napoli non ha veli.
E chi il velo non lo toglie
Napoli non potrà mai capirla…
Ah dimenticavo, oggi avrebbe compiuto 62 anni. E qui si festeggia un altro anno della sua ri-nascita!
Lleno’ de gloria este cielo.
E il cielo è azzurro.