Seguo le strade, i profumi, le voci, le bandiere.
Esplosione di colori riflessi tra muri scrostati e panni stesi e poi murales e motorini.
Entrambi sfrecciano.
Gli uni sui muri, gli altri su strada.
Sono strade labirintiche che salgono fino in collina. Fino a un castello a forma di stella. È il firmamento di queste vie: Castel Sant’Elmo. Le strade che seguo sono quelle dei Quartieri Spagnoli. Li attraverso senza paura. “Napoli non nasconde le sue ferite“.
Così recita una scritta sul muro all’altezza di Via Toledo. Un invito a guardare in faccia la realtà e a cogliere le differenze come opportunità di crescita.
La mia città è maestra, insegna con l’esempio. Con l’esempio e con i panni stesi. Qui ci sono tante contraddizioni quanta umanità. E ce lo ricorda anche il murales con Luciano De Crescenzo “Io penso che Napoli sia l’ultima speranza che abbia l’umanità per sopravvivere“.
Ed infatti anche i vicoli qui parlano di speranza ma in modo poco pretenzioso. In questi Quartieri esiste il vico Speranzella. Tra fruttivendoli, pescherie e locali di ogni genere c’è una piccola chiesa.
Piccola, come la speranza non pretesa, ed è dedicata a Santa Rita.
Santa Rita è compatrona di Napoli. Ha il suo posto dignitoso tra tutti e 52.
Cinquantadue! Questo è il numero perfetto in questa città.
Questa chiesetta ha un tappeto all’ingresso.
Un particolare che mi affascina.
Un tappeto è ingresso ad una casa. Questa è la sua e profuma di rose.
Santa Rita è in un giardino di rose rosse freschissime, profumate, sbocciate e felici.
Il prete accende un cero, lo porge alla Santa e prega.
Un anziano signore le fa un inchino, la saluta, esce e dice “Che la benedizione di Santa Rita vi protegga“.
Ecco, mi sento investita di protezione e di benevolenza. Ricambio amore alla Santa che porta il crocifisso e le rose. Se faccio un’offerta posso prendere dei petali benedetti.
È una chiesa-giardino. Luogo di accoglienza e di preghiera inaspettata.
Poi mi chiedono perché questa città mi commuove.
Perché condivide la sua bellezza e lo fa con semplicità. Con un tappeto e delle rose.
Santa Rita è in una chiesa barocca piccola e bellissima, amata anche dal Re Ferdinando IV e sua moglie Maria Carolina d’Austria.
In questa chiesa ho conosciuto la Santa delle “cause impossibili“. La porto con me nei petali di rosa. Sboccio come loro, profumata e felice.