La strada è ancora bagnata. Napoli aveva bisogno di piangere un po’. Capita. Anche qui ogni tanto piove e la città si abbandona al pianto, ma il basolato, ancora umido, già risplende. Torna il sorriso sulla città-madre che riprende a “cullare”.
Sono arrivata stamattina a Spaccanapoli e ho rivisto la guglia della Madonna toccare il cielo ormai sgombro. Il rame si è di nuovo fuso con l’azzurro.
C ‘a Maronna t’accumpagni, si dice da queste parti e lei lo fa.
Sempre.
Del resto è la patrona del Regno di Napoli come volle Re Carlo III di Borbone, e nella chiesa del Gesù Nuovo, sempre Lei, trionfa sull’altare ed il lapislazzulo tondo.
Cielo sopra e cielo sotto.
La città-madre mi nutre.
Con la sua bellezza.
Con i suoi marmi ed il suo bugnato.
Con la sua fede.
Con la sua “resilienza”.
In questa chiesa c’è anche un’altra statua ma senza lapislazzuli. La sua materia è il bronzo dorato che brilla come pietra preziosa: quella di San Giuseppe Moscati.
Lui è il mio Santo. Il mio amico. Medico mio e di tutti. È pieno di fiori e la sua mano è il fiore più bello. Brilla e sboccia ad ogni tocco.
Giuseppe è il mio saluto al mondo.
È una lacrima calda.
Confessione solenne.
È profumo di rosa.
Questa è ora la sua casa tappezzata di tanti ex-voto e di una bomba.
Il bene che vince sul male.
Qui c’è il suo letto, il suo studio, i suoi occhiali, il suo camice, il sofà dove consegnò l’anima a Dio ed il suo cappello marrone: “Chi ha dia, chi non ha prenda“.
Parla.
Va dritto al cuore. Non offende. Non impone.
Eccolo il gigante in camice bianco! Alto come la Madonna sulla guglia in Piazza del Gesù.
Lei rame, lui bronzo.
Dove ci sono loro fiori e preghiere.
E la città-madre mi nutre.
Davanti all’altare del Santo di Benevento, due anziane signore si tengono per mano. Ne cercano una terza, quella di Giuseppe. Si inginocchiano, gli donano dei fiori.
Le due anziane donne hanno restituito a me amore, tenerezza, bene, bellezza, come i fiori, come la Madonna, come la mano dorata di San Giuseppe, come i basolati asciutti.
Questa è città-madre.
Nutre.
Culla.
Sa dare ogni giorno la vita e… c’a Maronna t’accumpagni!